<<Quando ero adolescente volevo essere accettata, anche amata dalle persone. E' uno stereotipo delle adolescenti che le persone ti amano quando sei bello. Perché bello vuol dire che vali; e io avevo puntato su questo. Volevo essere bella, perché anche un solo apprezzamento poteva farmi capire che io valevo per qualcuno. Così ho deciso di iniziare a fare delle diete. Queste diete mi hanno portato a mangiare sempre meno. Durante una dieta ho avuto una febbre che mi aveva preso le tonsille e non riuscivo più a mangiare, non ho mangiato per 10 giorni. Dalla 44 ero passata alla 42, avevo perso una taglia, da lì ho iniziato ad avere paura; paura di perdere tutto quello che avevo guadagnato e l'avrei tenuto con me a tutti i costi, da quel momento il mio nemico era diventato il cibo, perché mi poteva togliere quello che avevo guadagnato, compreso l'apprezzamento dei ragazzi che mi vedevano magra e questo per me era vita>>.
Prospettive
"Una vera e propria epidemia sociale, che vede oltretutto un continuo abbassamento dell'età media dei pazienti, con ragazzine di otto anni che si trovano già ad affrontare lo spettro dell'anoressia o della bulimia", ricorda Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile del Centro disturbi del comportamento alimentare, Palazzo Francisci di Todi, Asl 2 dell’Umbria, si occupa da anni di anoressia e bulimia.
"Le cause dell’aumento dei casi di disturbi alimentari sono molteplici, e vanno da quelli strettamente personali e familiari a quelle sociali e culturali. Inoltre esiste una componente traumatica in molti casi. La cultura, e in particolare quella occidentale che esalta la magrezza come canone di bellezza, riveste un ruolo importante nel dare forma a un disagio della persona, che invece è più profondo. L’ideale di magrezza e di perfezione non è quindi la causa della anoressia e bulimia, ma rappresenta la forma attraverso cui il disagio viene comunicato. Sono in fondo nuove forme di depressione".
Dott.ssa Maria Grazia Galimberti, Referente Disturbi del Comportamento Alimentare del centro Clinico di Psicologia di Monza: <<Con il tempo, se l’Anoressia non viene trattata, si possono sviluppare comportamenti bulimici e la patologia può evolvere verso la diagnosi di Bulimia Nervosa. Nonostante in alcuni adolescenti il disturbo guarisca senza la necessità di un intervento terapeutico, spesso si rendono necessari interventi specialistici integrati tra competenze psichiatriche, psicologiche e internistico-nutrizionali. Lo sviluppo di comportamenti bulimici (abbuffate) è frequente e circa la metà delle persone colpite da Anoressia Nervosa, migra verso una diagnosi di Bulimia nervosa.>>
Franco Giberti, Rossi Romolo, 2007, nel loro "Manuale di psichiatria" affermano che per quanto riguarda l'età di esordio, questa si situa fra i 12 e i 25 anni (anche se si sono verificati negli ultimi anni diversi casi che superano i 30 anni).
La malattia quindi colpisce soprattutto gli adolescenti, anche se ultimamente si stanno sempre più registrando casi negli adulti e anche tra gli anziani.
Altra caratteristica tipica dell'anoressia è quella di essere un disturbo prettamente femminile: circa il 90% dei casi, infatti, si sviluppa nel sesso femminile.
Il problema comunque non riguarda solamente le donne. Anche se gli studi sul sesso maschile sono minori, è stato stimato che sul totale degli ammalati risultano essere presenti dal 5% al 10% di casi riguardanti ragazzi adolescenti e maschi adulti.
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